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ho letto l'articolo: premetto che 4R esce a prezzo quasi dimezzato da due mesi e questo giustifica l'inutile richiamo in prima pagina ai piani Alfa e così via, titolo o sottotitolo che da anni si usa per vendere e, nel contempo, per non dire nulla di certo (questo anche grazie ai centomila ripensamenti della dirigenza -?-). alla fine sembra che si tratti della cosiddetta Alfa cinese che in verità era stata menzionata da varie agenzie negli ultimi mesi: ergo non sarebbe la Giulia. colpisce come si calchi la mano sulla totale non italianità del prodotto e si prevenga anche quasliasi argomento contrario precisando che non ha senso il riferimento all'originario pianale Giulietta. comunque mi chiedo, al di là di come commenta 4R (anche loro sul libro paga di Wolfsburg ?), se sia vero o meno: perché nel caso una cosa è certa: Marchionne tutto può fare e dire ma non ergersi a difensore dell'italianità di un marchio alla cui distruzione nei suoi otto anni ha ben contribuito.
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(AGI) - Parigi, 26 set. - La Volkswagen e' ancora interessata ad acquisire l'Alfa Romeo dalla Fiat. Lo ha dichiarato il n.1 del gruppo, Ferdinand Piech spiegando che "abbiamo (ancora) tempo" per cogliere l'opportunita' di comprare l'Alfa. Piech, che parlava da Parigi alla vigilia dell'apertura del Salone dell'Auto, alla domanda se ritenesse che la Fiat si stesse comportando bene, ha tagliato corto: "Questo dovete chiederlo a Marchionne". Lunedi' l'Ad del Lingotto aveva chiarito che l'Alfa Romeo non e' in vendita. (AGI) . mi sembra che non sia mai stato ufficializzato più esplicitamente, peraltro dopo quel che si è fidato di dire SM appena lunedì
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Non sto qui a rimarcare la difficoltà del contesto generale, licenziamenti e così via poiché la mattina ci alziamo e viviamo nel noto contesto: a maggior ragione non vedo perché Marchionne se non ci prende per i fondelli quanto meno debba dare l'impressione di farlo: c'è crisi, è difficile investire in Italia e tu mi dici che quindi vuoi produrre qui per esportare in America: bene, ma se in America ora il mercato è in espansione e vuoi produrre qui per vendere lì che senso ha rinviare al 2014, se vuoi davvero farlo: e se investi nel 2014 il prodotto quando lo hai, nel 2016 ? E a questo punto Suv e berlina Alfa li produci qui per lì perché non credo tu voglia esportare la futuribile Punto: a meno che le Chrysler 100 e 200 (Lancia Delta e Flavia) non vuoi farle a Cassino: molto altro che faccia numeri veri e da produrre per un export significativo (suvvini di Mirafiori a parte) non ce n'è: ma, ripeto, a non essere credibile con la sua impostazione sono i tempi (??) degli investimenti che appaiono più compatibili con una auspicabile futura ripresa europea che con l'attuale situazione americana che imporrebbe l'investimento ieri e non oggi come detto dai conc Usa a proposito di AR.
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a parte le battute, qui spesso si confonde la produzione industriale italiana col successo del made in Italy tout court: il punto è che la grande e riconosciuta fama internazionale di stile ed anche qualità ed eccellenza del made in Italy riguarda più la produzione artigianale o semi-artigianale che quella di grande industrie: è noto, ad esempio, che tanti telaisti di biciclette da corsa di grande qualità artigianale vendono oltre il 90% della produzione all'estero e sono persino poco noti nel loro Paese; idem per non poche aziende del settore alimentare e della stessa meccanica. Questo riconoscimento, che oggi vale ancora per una Ferrari, si è notoriamente perso nel tempo per i marchi nobili Alfa Romeo (in passato quello che ha sempre venduto di più all'estero) e Lancia mentre non è mai stata una caratteristica di Fiat, anche per la dimensione assolamente popolare del suo pubblico: mi sembra quindi sballata un'intervista letta oggi dell'ing. De Benedetti al Sole (magari poteva spiegarci qualcosa sull'Olivetti ma al solito il giornalista si dimentica le domande essenziali) dove invita a produrre in Italia per motivi che non possono trovare ingresso nella realtà dimensionale di Fiat. Su una cosa ha però perfettamente ragione e su questo Marchionne mi sembra poco difendibile: se lui stesso, come peraltro molti analisti, immagina la ripresa nel 2014, deve investire ora, non certo nel 2014 stesso e, comunque, di questo passo, la rete vendita se la trova semplicemente saltata. E' altresì vero che con la 500L potrà essere profittevole col costo di produzione serbo ma è noto che la manodopera incide solo sull'8 % del costo, quindi la verità è che l'operazione Serbia trova convenienza negli aiuti governativi: sotto quest'aspetto qualcosa per farla a Mirafiori si poteva anche immaginare. Però così non può essere per una Viaggio: non vedo quale mercato, pur non brutta, potrebbe trovare qui un'auto che assommerebbe due identità non sinonimo di qualità come il marchio Fiat ed il made in China: poi magari sarà anche al livello di una VW ma vallo a far capire... E così, francamente non comprerò una Giulia prodotta negli USA perché semplicemente non esiste che il marchio più italico per eccellenza neppure immagini di assemblare le versioni europee della berlina italiana per definizione in Italia laddove, se la si vuole pensare di successo, almeno 50k pezzi annui in Europa li dovrà piazzare (la 159 arrivò a 70k). insomma, se Marchionne tira la corda sull'impossibilità di produrre in Italia potrebbe anche trovarsela spezzata con la scomparsa dal mercato europeo (che è in larga parte per lui quello italiano) in pochi anni.
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in effetti la cosa che si digerisce di meno in questa vicenda sono i commenti del sig. Cesare Romiti
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Ma tranne la Camusso ho sentito in realtà molti sindacalisti, incluso Airaudo, piuttosto realisti e convinti ch sia il momento di parlarsi: Marchionne ha le sue ragioni, da me stesso ricordate e da molti qui sin troppo enfatizzate, ma è stato lui ad impostare i referendum in modo aspro e senza alternativa al sì, diciamo con la pistola puntata alla tempia per essere chiari. Comunque i due stabilmenti interessati dal referendum per ora rischiano meno e vi sono la Panda e gli impegni per Mirafiori con le prime spese a breve: Melfi non aveva bisogno di particolari referendum perché sempre Sata, è nata diversa: chi rischia, credo sia chiaro, è Cassino visti i programmi che si paventano per le compatte: se Lancia ed Alfa si faranno solo fuori Italia Cassino chiude, questo è evidente.
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Marchionne ha palesemente fatto accattonaggio internazionale: anche Chrysler mica ha restituito tutto, 2 miliarducci sono rimasti sul groppone dei creditori. E in Brasile o fai produzione in loco o sei ipertassato. Detto questo, ha fatto ovviamente bene anzi benissimo a fare così anche se nega l'evidenza quando parla di aiuti statali: d'altro canto non è che francesi, tedeschi ed americani siano andati dagli AD a dire che potevano fare quello che gli pareva perché questa è la logica di mercato così come ha incredibilmente fatto il prof. Monti che confonde le lezioni alla Bocconi con la realtà produttiva del Paese: anzi, hanno tutti più o meno aiutato le loro industrie. E Marchionne ha comunque rilevato due aziende già fallite quali la Fiat nel 2004 e Chrysler nel 2009. Pertanto, è arrivato il momento per il governo di ricordarsi di essere tale
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a differenza di altri utenti mi sembra non vi sia molto da incorniciare, ovvero condivido poco e mi spiego. Come possiamo mai dire che fare qui le auto significa degradarci a livello di Serbia, etcc..: quest'anno nel paese europeo della Finanza per eccellenza (GB, of course) produrranno quasi 1,5 mln di pezzi senza avere proprietà di alcuno dei marchi che vengono lì prodotti. ed Obama non mi sembra che abbia favorito il salvataggio gi GM e Chrysler per avere il solo 4° settore. quando hai 60 mln di abitanti e disoccupazione al 10% non vedo come puoi rinunciare alla produzione diretta ed al conseguente indotto: questa crisi non ha forse insegnato, per l'ennesima volta, che se non hai chi batte il ferro non avrai manco chi fa la consulenza, la progettazione, e via dicendo? o si pensa che l'automotive sopravviva di solo quarto settore e che gli inglesi furono folli a favorire l'insediamento delle fabbriche nipponiche, e non solo, sul loro suolo ? poi si può anche discutere perché se va via Fiat (come a Termini) nessuno viene manco ad un euro ed è tutt'altra questione: ma un Paese non campa di soli ingegneri e nemmeno di soli camerieri.
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per ragioni professionali ho già visto una Pirelli (non questo tipo) esplodere: nel caso seguito direttamente il consulente del Tribunale rilevò un difetto di vulcanizzazione come probabile causa: il punto è che dopo il botto la gomma, continuando la corsa, si lacera e diventa più difficile risalire alla causa prima dell'esplosione. devo anche dire che però non generalizzerei sul marchio che ha ovviamente un suo valido controllo qualità e terrei in considerazione anche l'ipotesi di difetto di montaggio col pizzicamento e magari bolla sul lato interno. e' peraltro utile escludere cause esterne quali anomalie o cose presenti sulla sede stradale. comunque ti è andata di lusso
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forse qualcuno l'ha già detto e mi è sfuggito ma la notizia di ieri, fonte TG3, a parte la sola da Belgrado (che gli sta pure bene) era la visita dei dirigenti Mazda a Pomigliano
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Il casco in bicicletta è una mostruosità giuridica e logica e la posizione di Quattroruote sa tanto di ripicca contro l'iniziativa salva ciclisti e sotto questo profilo è criticabile ed infantile: 4R mi ha deluso oltre modo. Premetto che uso la bici da corsa e la mtb da 25 anni e uso il casco, sempre, da almeno 10 anni, ma certamente non lo uso per fare qualche centinaio di metri in città a 15 km/h. Ovvio che se mi investono e vado con la capoccia per terra potrei farmi meno male col casco, però vi sottopongo alcune considerazioni: 1) esiste un limite oltre il quale lo Stato diventa invasivo e se si qual è questo limite? teniamo presente che, di questo passo, anche per andare a piedi potresti dover mettere per obbligo abiti catarifrangenti o un casco visto che anche i pedoni in genere mouiono per lesioni al capo o magari potrebbe cascarti un vaso in testa. magari stai a casa che è più sicuro, anche se poi può venire un terremoto. E magari perché non il casco in auto, in fin dei conti anche per un giretto turistico su un circuito ti obbligano ad usarlo? 2) si può paragonare la moto a una bici? ma come fai anche solo a pensarlo? la moto pesa in media 150-200 chili e va oltre i 150 km/h in buona parte dei casi, gli scooter pesano almeno un quintale e vanno tutti a 70 orari almeno e con capacità di accelerazione eccellente come noto: inoltre la moto è spesso soggetto attivo del sinistro, la bici nel 90% dei casi e passa ne è passivo. 3) la lesione classica del ciclista, quando non è investito, è la frattura della clavicola o del polso: essendo bassa la velocità il ciclista mantiene la possibilità di proteggere la caduta: è un banale e noto dato statistico come purtroppo è statistico che abbiamo avuto quasi tutti amici che ci hanno lasciato le penne in moto e fortunatamente meno in bici: quando è investito, purtroppo, il caschetto serve a ben poco: in primo luogo spesso si spezza il collo o hai gravi lesioni toraciche e, comunque, in urto a 50 orari il caschetto è un palliativo: in sostanza un ottimo disincentivo ma poco utile alla sicurezza. io lo metto perché non si sa mai, perché sulla bici da corsa vado anche ovviamente a più di 20 orari e con la mtb puoi urtare un ramo e per una sicurezza che so solo psicologica su statali dove i camion ti superano a 70-80 orari. 4) il casco disincentiva e poi lo vedete il vecchietto nel paesino che per andare dalla figlia a 500 mt a 12 orari deve mettersi il caschetto? che disincentivi è del tutto normale: io in questi giorni preferisco l'auto alla moto perché trovo il casco insopportabile col caldo: inoltre in bici, diversamente dalla moto, fai movimento, quindi sudi e, col casco, sudi in modo bestiale. 5) esistono forme di libertà che vanno tutelate, specie poiché non v'è rapporto costi benefici e specie quando la comprimi solo perché non vuoi fare il tuo lavoro di pubblico amministratore: chiediamoci come mai nei Paesi dove la bici è un culto ed un'istituzione non vi sono obblighi di sorta anche se poi gli stessi ciclisti o lo usano o sono comunque ligi con la fanaleria e le altre forme di sicurezza passiva, asfalto decente incluso: ho girato, anche in bici, Danimarca, Olanda, Germania: grande rispetto per i ciclisti, precedenza delle ciclabili al punto che sono un incubo per un automobilista italiano, grande sicureza in generale. Questa polemica sul casco è strumentale a voler lasciare le cose come stanno e non fare niente scaricando tutto sul cittadino, un poco come accade per quelle statli col limite a 50 orari. io insisterei su forme serie di sicurezza passiva, in primis la visibilità perché tanti di noi non usano le luci la sera e questo è davvero pericoloso.
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già da qualche giorno si sapeva della discussione di una tesi di laurea sul punto e vi erano articoli del Mattino di Napoli: adesso la segnalazione la fa 4R: Pomigliano e l'Alfasud - Alla Rai "Un'auto chiamata Sud" - Quattroruote Lo stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano è stato per Napoli e per la Campania non solo una risorsa in termini di occupazione (15mila diretti e 40mila nell'indotto), ma anche un impianto modello per i suoi contenuti altamente innovativi, quasi rivoluzionari per l'epoca, in parte però vanificati dalle tensioni sociali e dalle lotte sindacali che ne minarono la credibilità e la qualità del prodotto. Documentario. Una storia, quella dell'Alfa Romeo nel Sud Italia, ripercorsa con precisione e con grande attenzione nel documentario della Rai (La storia siamo noi) intitolato "Un'auto chiamata Sud, la vera storia dell'Alfa Romeo e dell'Alfasud", che andrà in onda il prossimo 12 giugno alle 23.45 su Rai Due e il 13 giugno alle 10 su Rai Tre. Il filmato, trasmesso oggi in anteprima a Napoli presso l'Università Suor Orsola Benincasa davanti a una platea di appassionati, trae lo spunto dalla tesi di Valeria Amitrano, laureanda in imprenditoria e creatività per Cinema, Teatro e Televisione ed è stato curato dal giornalista Giuseppe Pesce e da Aldo Zappalà, professore al Suor Orsola. Dalla storia dell'Alfa Romeo con Nicola Romeo, napoletano di nascita (grazie a Quattroruote e al Comune di Napoli c'è una strada intitolata a lui), fino all'intervista a Luraghi, mitico presidente della Casa del Biscione e genio dell'imprenditoria italiana dell'epoca, il documentario ripercorre tutte le fasi della nascita dell'Alfasud, ascoltando, tra gli altri, operai, sindacalisti, appassionati e collezionisti del marchio, fino ai dirigenti dell'Iri e dell'Alfa stessa, che furono gli artefici della crescita - e forse anche del declino – dello stabilimento. I politici. Storie di raccomandazioni politiche ("ogni operai candidato ne aveva anche diverse") raccontate con ironia nel film di De Crescenzo "Così parlò Bellavista", dove il capo del personale dell'Alfa deve scappare da una pletora di persone in cerca di lavoro. Davanti all'implacabile mirino degli autori passano anche coloro che, dall'alto del potere istituzionale, seguivano le vicende dell'Alfasud. Si tratta di Gianni De Michelis e Antonio Bassolino, che dicono la loro più che sulle auto, sulla lotta politica e sindacale che caratterizzò le vicende dell'Alfasud, una lotta che alimentò clientele e gruppi di agitatori poco inclini al mondo delle automobili. Col risultato di dare credibilità a una conflittualità interna fatta di scioperi, anzi di mini scioperi, proclamati da appena trenta persone ma sufficienti a bloccare un'intera fabbrica con tutte le conseguenze facilmente immaginabili. Altra piaga, l'assenteismo, che contribuì a dare a Pomigliano la patente di stabilimento più ingovernabile in assoluto. L'Alfasud, gran macchina. In questo panorama, a tratti desolante, spicca tuttavia l'Alfasud, un'auto bella, moderna, con una tenuta di strada strepitosa (notevoli gli inediti filmati girati durante i test in Oriente), frutto del genio dell'austriaco Hruska (che contribuì anche a progettare la fabbrica), richiesta ovunque nonostante gli errori, presunti, del marketing, "che aggiunse Sud ad Alfa". La passione di chi la possiede per collezione esula da qualunque valutazione sindacal-politica dell'epoca ed è frutto di un amore per l'auto e per la sua storia. Una storia, quella dell'automobile italiana, in cui spiccano le vicende della quattro porte "napoletana", dalle prestazioni strabilianti oscurate da ruggine – una piaga sui primi esemplari – e costi di produzione eccessivi. Nel 2008 Sergio Marchionne ha voluto dare allo stabilimento di Pomigliano il nome di Giambattista Vico e dallo scorso dicembre dalle sue catene di montaggio esce la nuova Panda che, nonostante la crisi del mercato, sta piacendo. Un viatico beneaugurante, si spera, per il futuro della fabbrica alle pendici del Vesuvio. Silvio Campione http://www.quattroruote.it/notizie/eventi/pomigliano-e-l-alfasud-alla-rai-un-auto-chiamata-sud' rel="external nofollow">
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la Giulietta dovrebbe seguire l'ultimo ordinativo di Ps e CC che è stato fatto sulle Fiat Bravo 1.9 jtdm 150 cv. comunque 159 è per me la Gazzella-Pantera più bella di sempre: purtroppo a livello pratico non è sbagliato definirla un disastro: il 2.4 in versione 200 cv con Fap è stato fonte di un buco economico per la società (controllata da Fiat) che gestisce il noleggio (chiamiamolo così per semplicità): in effetti i veicoli hanno una vita contrattuale di 200.000 km e hanno sforato le più catastrofiche previsioni di costi di manutenzione. In città è inutile dire che problema fosse avere il 2.4 col fap, ma ancor più ai posti di blocco, con motore acceso ed auto ferma, situazione che crea notevoli intasamenti al filtro. Disastro massimo poi per le Q4 di qualche reparto della Polizia: diciamo che in uso più intenso è venuta fuori alla grande la fragilità della trasmissione che, come noto, aveva costretto a limitare anche la potenza del V6. Il bello è che le auto sarebbero andate molto meglio togliendo il fap e con una minima rimappa ma il modo in cui sono ormai gestite le auto del parco FdO impedisce queste modifiche (che in un tempo non lontano erano fatte direttamente dai meccanici delle FdO), certo non lecite ma che, dato l'uso, potevano anche trovare una qualche forma di legalizzazione. Comunque, da una mia piccola indagine tra il personale di varia età (anche in pensione), la vituperata 155 è stata con la Giulia Super l'Alfa più apprezzata per prontezza ed agilità: ottima anche la 75 ma poco affidabile su fondi non asciutti.
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a parte che questa discussione non l'avevo proprio vista con relativa inutile apertura di disc. ampiamente bastonata, questo che dici è il succo della questione ed è lavoro da marketing: evitare di far passare questo prodotto per un rimarchiamento della Miata: e peraltro credo che sarebbe anche falso perché oggettivamente se fai un memorandum per un prodotto che esce fra quasu tre anni, è ben chiaro che un contributo allo sviluppo (e non solo alle economie di scala) lo dai e ciò al di là di quanto farà FPT che in questo momento è il cuore del gruppo: comunque mi sembrerebbe logico prevedere il 1.4 MultiairTurbo, tanto più che la vettura si annuncia leggera. peraltro l'avvicinamento a Mazda era auspicato da tempo: ottima nuova, peccato per i tempi. p.s. : e comunque la possibilità di riprogettare i basamenti di alcuni motori per renderli adatti a diverse disposizioni (che qui riguarda il 1.4) è sfida per FPT e riguarda anche la possibilità di una Giulia a tp che non potrebbe fare a meno del 2.0 mjet in Europa ma il motore è nato trasversale.
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riporto dal Corsera Fiat, accordo con Mazda per una nuova spider - Corriere.it AUTO - Firma finale dell'accordo nella seconda metà del 2012 Fiat, accordo con Mazda per una nuova spider I veicoli verranno prodotti nello stabilimento Mazda a Hiroshima in Giappone a partire dal 2015 aggiungo fonte 4R http://www.quattroruote.it/notizie/industria/fiat-mazda-intesa-per-lo-spider-alfa-a-trazione-posteriore MILANO - Fiat e Mazda hanno siglato un memorandum d'intesa non vincolante per lo sviluppo e la produzione di un nuovo spider a trazione posteriore per i marchi Mazda e Alfa Romeo basato sull'architettura dell' «MX-5» di prossima generazione. È previsto lo sviluppo da parte di Fiat e Mazda di due vetture leggere, a trazione posteriore «distinte nel design, quali icone chiaramente riconoscibili del proprio marchio». Ognuna delle due varianti Alfa Romeo e Mazda verrà equipaggiata con motorizzazioni specifiche per il marchio. Si prevede che entrambi i veicoli verranno prodotti nello stabilimento Mazda a Hiroshima in Giappone a partire dal 2015. La firma dell'accordo finale è prevista per la seconda metà del 2012. Sergio Marchionne (Imagoeconomica) MARCHIONNE - «Questo accordo dimostra chiaramente il nostro impegno verso Alfa Romeo e la nostra determinazione nel renderlo un marchio globale». L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, commenta l'accordo: «Attraverso la nostra partnership con Mazda - aggiunge Marchionne - collaboreremo con il leader assoluto nelle architetture di veicoli compatti a trazione posteriore per poter creare uno spider che susciti entusiasmo e che sia carico dello stile Alfa Romeo
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veramente è già da un paio di giorni che questa roba girava su internet, a cominciare dal forum specifico di Quattroruote che credo l'abbia ripreso per primo in Italia. Ed è sulla falsariga di altre fonti degli ultimi mesi: penso che a cavallo del cinquantennale della Giulia, cioé entro un mesetto, si avranno rumors più chiari su varie cose di AR: è comunque chiaro che, se si salva, si salva grazie e negli States
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se si legge il Sole 24 Ore di oggi trovi a chiare lettere che VW ha identificato in Porsche il marchio per fare concorrenza a BMW e, non casualmente, sta prevedendo prodotti su segmenti inferiori a quelli consueti. Lo spazio per Alfa in casa VW non è quindi così tanto come si pensa. Porsche, ecco come la casa di Stoccarda cambia missione e sfida Bmw - Il Sole 24 ORE
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l'attuale design è frutto anche del marketing che ha voluto evitare un frontale incaxxato per incontrare gusti più universali ed anche femminili, missione effettivamente riuscita. Quanto alle sospensioni escluderei modifiche su questo modello; la nuova MiTo avrà invece quasi certamente il suo bravo b-link al post.
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