La metto giù "tecnica".
Il sistema retributivo, in vigore fino al 2012 per chi ha iniziato a lavorare prima del 1/1/1977 (per gli altri, a partire dal 1995) prevedeva che il calcolo della prestazione fosse così:
coefficiente (2%) X anni lavorativi X stipendio medio ultimi tot anni (prima 5, poi 10. 20 per gli autonomi).
in parole povere, si poteva arrivare fino all'80% delle ultime retribuzioni.
C'erano però delle storture.
1- per gli autonomi (quando versavano negli anni 80 ) l'aliquota era il 20%, contro il 33% dei dipendenti. Ma questo non aveva effetti.
2- c'è un limite massimo di contributi versatili. Oltre i 70 mila euro di imponibile (2013) i contributi non salivano più. Ma questo non causava problemi alla pensione. Soprattutto nel pubblico poi, dove gli ultimi anni maxistipendi per i dirigenti non erano poi così rari.
3- pensioni integrative da casse autonome (dirigenti azienda, Alitalia) che sono andate dal culo e dovute confluire all'Inps...ma prendono ancora quasi tutto
4- le varie pensioni degli organi istituzionali taccio che è cosa nota...
Ci sono un sacco di prestazioni che - pensionisticamente parlando - farebbero apparire Orson Welles inappetente e Creosote in peso forma.
Ergo, sarebbe forse giusto toglierli qualcosa che prendono non meritatamente. Perché da qui a pochi anni, ci saranno invece persone che prendono meno di quanto meriterebbero.
Anzichè strillare alle pensioni "come ultimo welfare per i giovani"....magari...prendere atto che troppa generosità passata sta nuocendo gravemente al presente e al futuro.